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I segreti di plastica della corsa perfetta. Silicone e mescole rubate ai pannelli solari, ma anche sapienti vuoti sono il trucco per una falcata senza traumi.

Asics Nimbus 12

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I segreti di plastica della corsa perfetta. Silicone e mescole rubate ai pannelli solari, ma anche sapienti vuoti sono il trucco per una falcata senza traumi.

SOLYTE E SPEVA

Sono i nomi in codice dell’etil vinil acetato che compone l’intersuola. È la stessa gomma sintetica utilizzata per sigillare i pannelli fotovoltaici perché molto flessibile. Alla Asics l’hanno modificata per migliorare stabilità e ammortizzazione. Il Solyte è la mescola più recente, utilizzata per le calzature top di gamma, mentre la SpEva è usata per il trail running. La formula esatta è, ovviamente, segretissima.

TRUSSTIC

È un inserto di poliuretano termoformato collocato sotto l’arco plantare. Dà stabilità all’intersuola riducendo la torsione che la scarpa subisce durante la “rullata” del piede dal tallone alla punta, mentre si corre. La sua natura termoplastica fa sì che, nonostante le sollecitazioni, ritorni sempre alla forma originale. Il trucco è lo Space Trusstic, uno spazio vuoto tra il Trusstic e l’intersuola che accetta di deformarsi a seconda del carico del piede e del ritmo di corsa.

AHAR+

È una mescola, un amalgama di diversi materiali analogo agli pneumatici da F1. Compone lo strato più esterno della suola ed è utilizzata nei punti più soggetti al consumo a causa di micro-rotazioni, strisciamenti e spinte.

GEL SILICONICO

Gli inserti Gel che distinguono il marchio sono in gomma di origine siliconica non liquida la cui densità, appositamente studiata, assorbe l’energia degli impatti durante la corsa. Il Gel lavora in abbinamento all’intersuola, riducendo la fatica e il rischio di lesioni muscolari. Ma non fa correre più forte.

PHF

È il Personal Heel Fit: una schiuma ad alta densità che si adatta al tallone per stabilizzare la scarpa. Il tallone è un punto critico: quando impatta il terreno, qui si scarica fino a tre volte il peso dell’atleta. l'articolo originale su wired.it