Qualche sera fa ero al ristorante cinese con due amiche. Ovviamente non mangio carne, punto spesso su spaghetti di riso con la verdura (anche se man mano che si raffreddano, diventano una massa informe che farebbe storcere il naso anche a una come Medusa), i ravioli di verdura al vapore (la verdura l’hanno sognata, la pasta mi si incolla ai denti e al secondo raviolo lo stomaco inizia a esternare il suo dissenso ma li prendo sempre, sono condizionata come un cane di Pavlov, arf!), riso con pinoli e ananas (passato in padella perchè un’inaffiata di olio non si nega a nessuno).

(continua)

Gelato, sei flitto!

Qualche sera fa ero al ristorante cinese con due amiche. Ovviamente non mangio carne, punto spesso su spaghetti di riso con la verdura (anche se man mano che si raffreddano, diventano una massa informe che farebbe storcere il naso anche a una come Medusa), i ravioli di verdura al vapore (la verdura l’hanno sognata, la pasta mi si incolla ai denti e al secondo raviolo lo stomaco inizia a esternare il suo dissenso ma li prendo sempre, sono condizionata come un cane di Pavlov, arf!), riso con pinoli e ananas (passato in padella perchè un’inaffiata di olio non si nega a nessuno).

Alle volte scatta la voglia di gelato fritto, che ritengo un vero paradosso termodinamico: temperatura superficiale vicino a quella del Sole, temperatura interna pari a quella di un iceberg. Com’è possibile? Quattro i fattori fondamentali:

1) olio molto, molto caldo
2) gelato molto, molto freddo
3) la forma a palla è quella che minimizza la superficie a parità di volume quindi minimizza l’esposizione al calore
4) la pastella a base di farina attorno funge da isolante cioè impedisce al calore di fluire verso il gelato e se notate è particolarmente “spugnosa” perchè le bolle d’aria a loro volta sono un utile strato anti-caldo.

Le regole erano state seguite alla lettera perchè a contatto col palato, ho sentito la scossa di gelo arrivare fino al cervello: ho visto tutti i pinguini del Polo che mi facevano ciao-ciao con le alucce.

Burp.