gattosilverLa prima volta in cui Gabriel ha avuto un attacco di epilessia, aveva cinque mesi. Il dramma nel dramma: gli attacchi erano come delle potenti “gomme” sull’apprendimento di Gabriel: ogni cosa imparata, era inesorabilmente cancellata. E per un bambino in crescita, significava veder compromesso il suo sviluppo cognitivo. I suoi genitori avevano consultato diversi medici e dopo aver visto che le medicine non facevano alcun effetto (continua)

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La prima volta in cui Gabriel ha avuto un attacco di epilessia, aveva cinque mesi. La sua mamma lo aveva visto girare gli occhi all'indietro e nel giro di una frazione di secondi, il suo corpicino era in preda a delle terribili convulsioni. Il dramma nel dramma: gli attacchi erano come delle potenti “gomme” sull’apprendimento di Gabriel: ogni cosa imparata, era inesorabilmente cancellata. E per un bambino in crescita, significava veder compromesso il suo sviluppo cognitivo. I suoi genitori avevano consultato diversi medici e dopo aver visto che le medicine non facevano alcun effetto (gli attacchi peggioravano) gli esperti hanno pronunciato la sentenza: l’ultimo tentativo per salvare la vita a Gabriel poteva essere un’emisferectomia funzionale.

Significa che il chirurgo asporta la parte di cervello da cui si originano le scariche elettriche anomale che provocano gli attacchi di epilessia e in più “taglia” il corpo calloso, il sottile fascio di nervi che collega i due emisferi, in modo da “isolare” le due metà e prevenire  i danni alla parte sana. Il cervello è un organo così plastico che anche in questa situazione, ci sono ottime possibilità di ripresa: lo sviluppo del bambino non sarebbe stato compromesso. Ci sono casi incredibili di persone che hanno subito addirittura l’asportazione di mezzo cervello eppure conducono una vita normale: come fanno notare i neurologi, questa è l’ennesima riprova che non è vero che il cervello lavora per “scomparti” e che tutti abbiamo un emisfero prevalente. L’emisfero rimanente assume tutte le funzioni di un cervello completo. E sembra incredibile ma il quoziente intellettivo migliora, in media, di dieci punti: come se, dicono gli esperti, la parte malata fosse come un “freno” che rallenta le funzioni cognitive della parte sana.

Torniamo a Gabriel. Il piccolo è stato operato al Children’s Hospital di Boston ed è stato il primo caso in cui i chirurghi, prima di usare il bisturi, si sono esercitati sull’esatta replica del suo cervello. Una replica perfetta ottenuta grazie ad una stampante 3D: strato dopo strato spesso solo 16 micron (un foglio di carta tipo fotocopie è circa 100 micron) l’apparecchio ha realizzato una copia tridimensionale in resina del piccolo cervello in due colori diversi, con i vasi sanguigni realizzati a contrasto per una migliore visualizzazione e permettere una realistica esercitazione del neurochirurgo. La stampante è stata “istruita” attraverso le informazioni raccolte dalla risonanza magnetica e dalla tomografia assiale computerizzata, che hanno “fotografato” da tutte le possibili angolazioni, il cervello del bambino. La stampante, costata 400.000 dollari, lavora 24 ore su 24 e fino a pochi mesi fa aveva realizzato 170 campioni fra cervelli, crani, gabbie toraciche e vasi sanguigni. Il modello del cervello di Gabriel ha permesso al chirurgo di esercitarsi prima e di essere più sicuro e veloce durante il vero intervento, durato dieci ore. Oggi Gabriel sta bene.