narcisoDa qualche anno sono su Facebook e ho voglia di scrivere qualche riflessione. Lo spunto mi viene dal fatto che ho oggi bloccato tre persone, che conoscevo anche nella realtà. Non potranno più vedere i miei post e io i loro. Nel mio FB, loro non esistono più. Facile, no? (continua)

narciso

Da qualche anno sono su Facebook e ho voglia di scrivere qualche riflessione. Lo spunto mi viene dal fatto che ho oggi bloccato tre persone, che conoscevo anche nella realtà. Non potranno più vedere i miei post e io i loro. Nel mio FB, loro non esistono più. Facile, no?

Insomma, non proprio. Se FB è “solo” un mondo virtuale allora perché provo disagio?  Allora ho capito. Ogni volta che proviamo un’emozione, un luogo diventa reale e apparterrà per sempre ai nostri ricordi. Le emozioni sono il soffio vitale delle cose virtuali e inanimate. Chiedete a un bimbo se ama il suo animale di peluche: non avrà dubbi nel dirvi di sì. Lui lo ama davvero e quel pupazzo nella sua mente è “vivo”. Pensate ai sogni. A quanto può essere devastante sull’umore un sogno, a quella sensazione appiccicosa che ci rimane addosso dopo aver sognato qualcosa o qualcuno che ci fa male o ci infastidisce. O magari è stato un bel sogno che ci ha messo di buon umore. Non è mai “solo” un sogno. Perché nel cervello quel sogno ha scatenato emozioni. E le emozioni che nascono da scariche elettriche fra neuroni sono ancora misteriose.

E allora anche FB è un luogo dove le emozioni zampillano come ruscelli in un bosco fitto e sconosciuto. E così diventa “reale”. Si ride con gli amici veri commentando le foto,  si piange insieme ai “compagni” di una causa, si litiga sulla politica, si prova rabbia, stupore… No, FB non è “solo” un social. E’ un pezzo della nostra vita. E come tutti i pezzi, bisogna imparare a gestirlo.

Come dicevo oggi ho bloccato tre persone ma le sensazioni di rabbia e rammarico continuano nel mondo reale: so che queste persone esistono e mi hanno fatto del male. Una mi ha illusa offrendomi un lavoro che non è mai arrivato (salvo poi dirmi che era colpa mia perché non mi ero impegnata – gratis – abbastanza); un’altra ha fatto finta di sorridermi poi mi ha scritto in privato insultandomi e dicendomi che sono come Barbara D’Urso: che quando parlo della causa animalista, cerco la rissa per soddisfare il mio ego e naturalmente sono una di Pro-Test; l’altra…beh l’altra mi fatto male in un altro modo ancora.

Sapete, per me è una piccola conquista aver bloccato queste persone. Perché raramente riconosco quando qualcuno mi sta facendo del male. Sono figlia di una visione del mondo piuttosto “irreale”: i cattivi sono quelli che ammazzano con il coltello nei vicoli bui della città, non le persone che ti feriscono nell’animo con l’aria innocente di chi non sa quello che sta facendo. Lo sanno benissimo. Tutti noi sappiamo quando stiamo ferendo una persona.  E ora guardando indietro, capisco anche quali altre persone sono state cattive con me.

Ma la cattiveria fa parte dell’animo umano, che ci piaccia o no. Pensate all’invidia. Io sono stata invidiosa circa venti anni fa, di una mia carissima amica: aveva tutto, lavoro, soldi, una bella casa, un fidanzato che l’amava… Io non avevo niente. Ma ricordo anche che ero perfettamente consapevole di quello che stavo provando e me ne sono profondamente vergognata. E dopo la vergogna sono riuscita a cancellare dal mio animo quella orrenda sensazione. E sono stata meglio. Che affascinante, il mondo delle emozioni, vero?