seconda legge

L’unica volta che non leggo le news sui vari giornali “punto it” et voilà, stamattina mi sono ritrovata ad aspettare un tram che non è mai arrivato causa manifestazione transcontinentale. Il problema: l’appuntamento con la dermatologa in un istituto in pieno centro a Milano. Bene, mi tuffo letteralmente sottoterra per prendere la metropolitana. Il serpentone di metallo mi ingoia e mi ritrovo in compagnia di adolescenti agitati, allegri, chiacchieroni e molto eccitati per il corteo.

C’rano così tanti ormoni nell’aria che avrebbero annullato la menopausa a una sessantenne. Scendo a San Babila, inserisco il passo “milanese-devo-sempre-fare-tutto-io-e-tu-spostati-che-mi-rallenti” e sgambetto lungo via Durini, una volta il cuore della Milano degli Anni Ottanta, dove i paninari andavano a comprare i jeans di Armani. Cammino e la termodinamica chiede il conto: mi aspettavo una mattinata freschina da pre-inverno invece sono avvolta da una cappa di primavera di plastica grigia, finta e umidiccia.

(continua)

Termomercoledì

seconda legge

L’unica volta che non leggo le news sui vari giornali “punto it” et voilà, stamattina mi sono ritrovata ad aspettare un tram che non è mai arrivato causa manifestazione transcontinentale. Il problema: l’appuntamento con la dermatologa in un istituto in pieno centro a Milano. Bene, mi tuffo letteralmente sottoterra per prendere la metropolitana. Il serpentone di metallo mi ingoia e mi ritrovo in compagnia di adolescenti agitati, allegri, chiacchieroni e molto eccitati per il corteo.

C’rano così tanti ormoni nell’aria che avrebbero annullato la menopausa a una sessantenne. Scendo a San Babila, inserisco il passo “milanese-devo-sempre-fare-tutto-io-e-tu-spostati-che-mi-rallenti” e sgambetto lungo via Durini, una volta il cuore della Milano degli Anni Ottanta, dove i paninari andavano a comprare i jeans di Armani. Cammino e la termodinamica chiede il conto: mi aspettavo una mattinata freschina da pre-inverno invece sono avvolta da una cappa di primavera di plastica grigia, finta e umidiccia.

Mentre punto verso la zona del Tribunale, passo davanti a una vetrina piena zeppa di scarpe: tiro dritto con lo sguardo che rimane appiccicato alla vetrina e fila come un chewingum attaccatto sotto la suola. Ecco finalmente l’imponente Tribunale, ecco la sfilata degli avvocati rampanti: le donne con abiti sexy e tacchi aggressivi, gli uomini con cappotti di lana aperti sul completo scuro e i capelli ingellati. Li riconosceresti ovunque, anche davanti alla pizzeria Da Tonino il focacciaro.

Scarto gruppetti di uomini intenti a discutere, donne piantonate in mezzo al marciapiede mentre sfiorano display di varie dimensioni. Arrivo finalmente al luogo dell’appuntamento, mi precipito all’accettazione. Sono in ritardo di cinque minuti, ansimo come una novantenne e sudo come un adolescente. Maledetta termodinamica. Davanti a me la fila è di tre persone e l’uomo che mi sta accanto mi cede il suo posto. Eh? Un atto di gentilezza così senza preavviso? Oh mio dio, non sono abituata, ma è impazzito?

Pago il ticket e mi siedo in sala d’aspetto. Ah, ecco che arriva l’Uomo Gentile, prende posto accanto a me e mi sorride. Sorride? Sorride! Un milanese che sorride! No, arriverà da molto lontano: Marte. Così in quel momento mi illudo che proseguiremo a chiacchierare: e dai, non ho portato da leggere, mi annoio e mentre aspetto mi sale l’ansia della visita. Oh, finalmente si torna alla realtà. L’Uomo Gentile tira fuori due cellulari, un iPhone e un Blackberry e inizia a collegarsi col suo mondo. Uffa.

Fortuna che aspetto poco meno di un quarto d’ora. Visita tutto bene, devo tenere sotto controllo un paio di nei ma la dottoressa mi tranquillizza: anche su altre macchie dovute all’età. Ah ecco. Che bella notizia. L’età. E quindi ancora lei, mefitica termodinamica che non perdona e fa scorrere il tempo in una sola direzione Esco, fa ancora caldo e vado con calma verso casa.