vignetta

Scusate se torno sul tema di Higgs ma il guizzo tutto italiano di ficcare a forza il nome di Dio mi ha fatto ricordare come vedevo il mondo da bimba, in particolare quando andavo a catechismo per la preparazione alla prima comunione…(continua)

 

vignettaScusate se torno sul tema di Higgs ma il guizzo tutto italiano di ficcare a forza il nome di Dio mi ha fatto ricordare come vedevo il mondo da bimba, in particolare quando andavo a catechismo per la preparazione alla prima comunione. L’edificio era quello delle suore e c’era un costante, orripilante odore di minestrina in brodo. Alle lezioni non capivo esattamente cosa mi stesse dicendo la suora che teneva la lezione. Ero già impallinata con la scienza e non riuscivo a mettere insieme le idee che mi raccontavano i religiosi. Innanzitutto trovavo insopportabile la storia della mela, di Adamo e di Eva: mi infastidiva che la figura della cretina l’avesse fatta lei e non lui ma soprattutto com’era possibile che quei due avessero generato l’intera umanità? A scuola mi dicevano che tra consanguinei non si fanno figli perché poi si sviluppano malattie genetiche (la mia maestra Renata era avanti, puntava molto sulla scienza)! E ancora: l’albero da frutto, tenevano a specificare, era in realtà il simbolo della Conoscenza: la mela mangiata era la metafora dell’uomo che voleva farsi Dio, per diventare come lui. E allora proprio non capivo cosa cavolo ci fosse di male nel voler diventare come Dio. Se Lui ci aveva creato a sua immagine e somiglianza, perché cavolo non voleva che diventassimo come lui? Boh. A casa sfogliavo il mio libro di scienze per bambini: era bellissimo, pieno di figure e spiegazioni che mi incantavano. Ricordo le prime pagine, invase da eserciti di dinosauri. E così riflettevo: i dinosauri erano le prove generali di Dio? Poi non gli piacevano e li ha fatti scomparire? Se sì, come mai non ha usato il suo potere ma ha aspettato che un meteorite quasi spaccasse la Terra? Uffa, quante cose non mi tornavano. L’unica cosa da fare era chiedere al mio adulto di riferimento: la mia nonna. Anita odiava i preti (per lei solo i missionari erano veri religiosi perché andavano a rischiare la vita in Africa) ma aveva un suo senso religioso, non aveva bisogno di “quelli” per parlare con Dio. E liquidiva le mie domande in modo semplice: “Sì, Dio ha fatto anche i dinosauri” ma anche: “L’Aldilà non so se esiste: nessuno è mai tornato indietro a dircelo. Ma se esite, appena muoio voglio andare a picchiare quel cretino di marito”. A un certo punto della mia vita ho smesso di cercare la coerenza. Da adulta alcune cose le ho chiarite, altre si sono ancor più ingarbugliate e attendono di essere dipanate. Ma ci vorrebbe un miracolo