State festeggiando l’arrivo del Natale con vini e alcoolici vari? Io lo faccio con il chinotto light, buonissimo.
Oppure con la Coca Zero (va beh, sono astemia. E poi l’importante è la compagnia, no?).
Comunque, la fisica è in agguato nei vostri bicchieri!
Avete dato un’occhiata all’etichetta? Potrebbe esserci la scritta Contiene solfiti… (continua)
State festeggiando l’arrivo del Natale con vini e alcoolici vari? Io lo faccio con il chinotto light, buonissimo. Oppure con la Coca Zero (va beh, sono astemia. E poi l’importante è la compagnia, no?). Comunque, la fisica è in agguato nei vostri bicchieri! Avete dato un’occhiata all’etichetta? Potrebbe esserci la scritta Contiene solfiti.
Un solfito è una molecola formata da un atomo di zolfo (sì, quello dei fiammiferi) e tre di ossigeno. E ha un paio di elettroni in più, quindi è carico negativamente. Un tale assetto si trova nelle molecole anidride solforosa, bisolfito di sodio e bisolfito di potassio.
Allora come mai c’è quella scritta sull’etichetta? La legge europea obbliga a pubblicare l’avvertenza se il contenuto (non solo nel vino) di solfiti supera i 10 mg/l.
Oggi circa il 98% di tutta la produzione vinicola utilizza questo additivo perché è antiossidante, conservante, limita la proliferazione dei batteri e non fa progredire la fermentazione degli zuccheri residui. Si utilizza soprattutto per i bianchi e gli spumanti perché i rossi si difendono meglio e da soli grazie al maggiore quantitativo di antiossidanti naturali, come il resveratrolo.
Comunque l’indicazione è utile anche a chi soffre di una rara allergia ai solfiti, che sono sempre presenti in piccola quantità nel vino in quanto si formano durante la fermentazione. I bene informati mi dicono che esistono vini senza solfiti aggiunti ma… costano un botto.
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