castoroDopo l’ignobile allevamento di zibetti per averne a disposizione gli escrementi e ricavarne un caffè costossimo, potrebbe diventare di moda andare a rompere le scatole al castoro per il sapore e il profumo più dolce…(continua)

 

castoroDopo l’ignobile allevamento di zibetti per averne a disposizione gli escrementi e ricavarne un caffè costossimo, potrebbe diventare di moda andare a rompere le scatole al castoro per il sapore e il profumo più dolce.

Questi animali hanno una ghiandola, situata tra le pelvi e la base della coda, che produce una sostanza untuosa, chiamata castoreo o castorio, che ha un odore gradevolissimo: profuma di vaniglia.

Si pensava che la usassero per marcare il territorio invece pare che l’animale la sparga sul pelo per rendere la pelle impermeabile*. Il merito del buon odore è della dieta ricca di corteccia e foglie. I vegetali infatti contengono lignina, una fibra che rende forti e resistenti le cellule delle piante, da cui si estrae non a caso la vanillina, cioè l’aroma sintetico di vaniglia. Per lo stesso motivo i libri antichi conservano un vago sentore dolciastro: Matja Strlic, chimica dell’University College di Londra ha analizzato le centinaia di molecole volatili che le pagine rilasciano quando sono esposte all’aria, scoprendo che il profumo è un mix di note erbose con un pizzico di acido e un’idea di vaniglia il tutto adagiato su un “retrogusto” classico di stantio.

Tornando al castoro: ogni anno si “spremono” dal castoro poco più di 100 chili di sostanza da usare come additivo alimentare e ingrediente per profumi ed è veramente una cosa inaccettabile visto che esiste già la vanillina come alternativa alla preziosa e sempe più rara vaniglia. Nonstante questa possibilità il lato B del castoro è sfruttato da più di 80 anni.

La Food and Drug Administration, l’ente americano che regola alimenti e farmaci ha stabilito che il castoreo può essere usato come additivo alimentare e non è necessario specificarne il nome in etichetta: può apparire semplicemente come “aroma naturale”. Naturale sì, pure troppo.