neuropodeQualche anno fa partecipai a una conferenza stampa in cui l’autore di uno studio, appoggiato da un’azienda produttrice di yogurt, raccontava le meraviglie del nostro secondo cervello: l’intestino.

Certo, chiamarlo “secondo cervello” fa effetto.

Con tanta gente che ragiona col culo (perdonate il francesismo), l’intestino che ragiona non fa una piega.

Comunque a parte alcune esagerazioni, non è un caso che quando siamo particolarmente emozionati, nel bene e nel male, possiamo sentire dei sommovimenti proprio laggiù. (continua)

 

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Qualche anno fa partecipai a una conferenza stampa in cui l’autore di uno studio, appoggiato da un’azienda produttrice di yogurt, raccontava le meraviglie del nostro secondo cervello: l’intestino.

Certo, chiamarlo “secondo cervello” fa effetto. Con tanta gente che ragiona col culo (perdonate il francesismo), l’intestino che ragiona non fa una piega. Comunque a parte alcune esagerazioni, non è un caso che quando siamo particolarmente emozionati, nel bene e nel male, possiamo sentire dei sommovimenti proprio laggiù.

Il collegamento fra cervello e intestino infatti è molto più stretto di ciò che gli scienziati sospettavano. I ricercatori della Duke University hanno fatto una scoperta grazie a un’immagine tridimensionale catturata dal microscopio elettronico: le cellule di cui sono fatti gli intestini piccolo e grande hanno sul retro una specie di “braccio”, che si allunga fino a toccare alcuni neuroni sensoriali.

Ma andiamo con ordine. Durante un pasto, le cellule che rivestono l’interno dello stomaco e dell’intestino rilasciano alcuni ormoni nel circolo sanguigno: gli ormoni sono dei messaggi per il cervello, per informarlo che ormai si è raggiunta la giusta quantità e il cervello deve a sua volta comunicarci la sensazione di pienezza, quella che ci fa dire Mo’ basta! ordinando al duodeno la produzione di colecistochinina (è evidente che tale attività è assente nel mio corpo: mangerei cioccolato fino ad esaurire le riserve della Terra).

Ebbene la nuova scoperta conferma che non è solo una questione di produzione ormonale: esiste una connessione diretta, fra intestino e sistema nervoso. Non appena il cibo è a contatto con l’intestino, il cervello sa in tempo reale cosa sta succedendo perché le cellule percepiscono il livello dei nutrienti e grazie a un prolungamento verso l’interno, stimolano alcuni neuroni sensoriali che “parlano” direttamente al cervello.

Chiamati neuropodi, questi braccini speciali sono nutriti da cellule di supporto chiamate gliali. Neuropodi e neuroni non solo si toccano l’un l’altro ma sono con grande sorpresa degli studiosi, connessi. Questa ricerca non solo permetterà di mettere a punto nuovi farmaci contro l’obesità ma anche di affilare le armi contro i virus che contaminano il cibo e arrivano al cervello, come il virus della rabbia. Gli esperimenti condotti sui topi infatti hanno dimostrato che il virus “cammina” dall’intestino al sistema nervoso, un percorso che ora i ricercatori vogliono “mappare” con estrema precisione.

Credit foto: Diego Bohorquez, Duke University