pillole

La pillola del Viagra è blu perché questo è il colore della calma, della non-ansia, del cielo d’estate. E quando un uomo la inghiotte, è come se inconsciamente si cibasse di un pezzo di cielo, sereno e limpido. Andrà tutto bene per lui e il suo migliore amico. Quando i medici parlano ai loro pazienti delle cure che stanno per affrontare, è importante che siano sorridenti e che il tono di voce sia rassicurante, altrimenti la cura potrebbe avere effetti collaterali. Se l’infermiera che consegna la pillola al ricoverato è molto bella, la pillola farà effetto prima? Può darsi.

Questo è il meraviglioso e strano mondo dell’effetto placebo: ci facciamo influenzare da fattori esterni. Ho letto su un sito americano di debunking (cioè di persone che si occupano di smontare le bufale o spiegare fenomeni solo apparentemente misteriosi)…(continua)

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La pillola del Viagra è blu perché questo è il colore della calma, della non-ansia, del cielo d’estate. E quando un uomo la inghiotte, è come se inconsciamente si cibasse di un pezzo di cielo, sereno e limpido. Andrà tutto bene per lui e il suo migliore amico. Quando i medici parlano ai loro pazienti delle cure che stanno per affrontare, è importante che siano sorridenti e che il tono di voce sia rassicurante, altrimenti la cura potrebbe avere effetti collaterali. Se l’infermiera che consegna la pillola al ricoverato è molto bella, la pillola farà effetto prima? Può darsi. Questo è il meraviglioso e strano mondo dell’effetto placebo: ci facciamo influenzare da fattori esterni. Ho letto su un sito americano di debunking (cioè di persone che si occupano di smontare le bufale o spiegare fenomeni solo apparentemente misteriosi) che l’effetto placebo non va inteso come "potere" della mente sul corpo ma come una non identificata azione benefica sul fisico del paziente. In altre parole: se la pillola di zucchero “spacciata” per farmaco a un paziente durante una sperimentazione iniziale fa davvero effetto, significa che altri fattori sono entrati in gioco: per esempio il paziente è guarito perché il disturbo stava già guarendo da solo o perché spesso le persone tendono a “compiacere” il medico. Qualcosa non mi torna. Io credo invece che ci sia anche lo zampino, anzi lo zampone, del potere della mente sul corpo. Non voglio dire la grande stupidata che se uno “vuole” guarire, allora guarisce. Intendo che la nostra psiche è molto più influenzabile di quanto crediamo. Allora ho contattato il dottor Fabrizio Benedetti, professore di neurologia e fisiologia umana all’Università di Torino. Mi ricordavo di una sua intervista che aveva rilasciato a New Scientist tantissimi anni fa, in cui l’inviato inglese era sottoposto ad alcuni esperimenti legati appunto all’effetto placebo.

Ecco le domande e le risposte del professor Benedetti.

 

1) Leggo su alcuni siti di debunking o di skeptical che l'effetto placebo non va inteso come il "potere" della mente sul corpo ma come una non identificata azione benefica sul fisico del paziente Mi sembra però che con questo punto di vista venga a mancare il punto centrale dell'effetto placebo: per esempio la gentilezza del medico, al colore della pillola e altri fattori esterni al corpo che però influenzano la nostra mente. Lei Professore che ne pensa?

 

Sull’effetto placebo è stato detto di tutto, soprattutto su internet. La maggior parte dei siti web sono non-scientifici o pseudo-scientifici, pieni di errori di citazioni, letteratura, cose non vere, aneddoti personali, ecc. ecc. L’effetto placebo è semplicemente l’effetto del contesto psicosociale intorno al paziente e alla terapia. Se il contesto è positivo (per esempio parole e atteggiamenti positivi del medico) si può avere un effetto placebo. Al contrario, se è negativo, si può avere un effetto nocebo, cioè un peggioramento dei sintomi.  

 

2) Omeopatia: se funziona, allora è effetto placebo. E' corretto il ragionamento?

 

Certamente sì. Non c’è alcuno studio rigoroso che ha dimostrato l’efficacia dell’omeopatia.

 

 

3) Esiste un effetto placebo  anche nei bambini e negli animali?

 

Sì. In questo caso, il meccanismo è il condizionamento classico, o Pavloviano. Cioè, la ripetuta associazione di uno stimolo (per esempio una luce, un suono) con un farmaco produce una risposta condizionata, cioè il solo suono o luce produrrà gli stessi effetti del farmaco.

 

 

4) Quando si fa un esperimento in doppio cieco, i pazienti sono informati sul fatto che potrebbero assumere la pillola "finta": ma questa informazione non può influenzare a sua volta l'esito della sperimentazione? Penso per esempio a un ansioso che dice "Ah, sicuramente ho la pillola effettiva e per questo che ho mal di testa" o al pessimista che dice "Sicuramente ho il placebo, quindi non mi farà niente"…

Sicuramente sì. Questo è un problema nella metodologia dei trial clinici. L’incertezza di ricevere o il placebo o il farmaco vero può produrre un effetto nocebo.

Il placebo e il doppio cieco poi si possono applicare anche nell’ambito della vita di tutti i giorni. Un vestito comprato al mercato con appiccicata l’etichetta di Valentino piacerà di più(*).

 

 

(*) A questo proposito, è accaduto esattamente così a Milano poco tempo fa: panini “spacciati” per creazioni gourmet sono stati serviti all’inaugurazione di un nuovo ristorante in una zona chic della città. Erano panini di McDonald ed era  una mossa pubblicitaria per lanciare un nuovo prodotto. Attenzione: l'effetto placebo può accecare le papille gustative.