piattiniL’altro giorno ero all’Ikea con una mia carissima amica. Appena l’ho vista precipitarsi sui piatti di plastica colorata per bambini, con coltellini e forchettine coordinate, l’ho investita con una delle mie menate: mangiare nei piatti di ceramica (possibilmente made in Italy) è meglio. Lasciamo la favolosa plastica ad altri oggetti. Non a caso all’estero si parla tanto dell’allarme bisfenolo A…(continua)

 

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L’altro giorno ero all’Ikea con una mia carissima amica. Appena l’ho vista precipitarsi sui piatti di plastica colorata per bambini, con coltellini e forchettine coordinate, l’ho investita con una delle mie menate: mangiare nei piatti di ceramica (possibilmente made in Italy) è meglio. Lasciamo la favolosa plastica ad altri oggetti. Non a caso all’estero si parla tanto dell’allarme bisfenolo A.

Perché il bisfenolo A preoccupa? La plastica a contatto con cibi e bevande, infatti, può rilasciare una sostanza, il bisfenolo A, che potrebbe aumentare nelle donne il rischio di tumore al seno e negli uomini quello alla prostata. Le ricerche dimostrano che il bisfenolo A ha una struttura chimica che è molto simile a quella degli ormoni femminili, gli estrogeni. In pratica il bisfenolo A è un distruttore endocrino, cioè può interferire con l’assetto ormonale dell’organismo fino a sconvolgerlo e aumentare la possibilità di tumore negli organi più sensibili agli ormoni. Lo afferma il ricercatore Frederick vom Saal, professore di Scienze Biologiche all’Università del Missouri.

A cosa serve il bisfenoloA? E’ un additivo molto diffuso nell’industria dell’imballaggio perché rende la plastica trasparente, morbida e resistente. La lista degli oggetti di uso comune che contengono il bisfenolo A è lunghissima: le pellicole per avvolgere i cibi, lo strato di plastica interno alle lattine, i tipici contenitori per frigorifero, ecc.

Però non siamo in pericolo: L’Agenzia di Protezione Ambientale americana però sostiene che attualmente il livello di esposizione al bisfenolo è circa 400 volte inferiore al livello consentito e anche il Comitato Scientifico europeo per l’alimentazione (SCF, Scientific Commitee on Food) afferma che possiamo stare tranquilli. Gli studi condotti fino ad ora infatti dimostrerebbero che un consumatore medio per eccedere il livello di sicurezza stabilito in 0,05 milligrammi per chilo di peso corporeo al giorno,  dovrebbe ingerire quotidianamente (e per tutta la vita) circa 500 chili di cibo che è stato a  contatto con plastica contenente bisfenolo A.

Polietilentereftalato (PET)

A seconda della lavorazione diventa plastica dura per giocattoli, morbida per pellicole, semirigida per bottiglie, flaconi, ecc..

In cucina è  consigliato  per contenere bevande, avvolgere cibi freddi e surgelati, frutta, verdura, carni sia cotte che crude, salumi, formaggi.

Polivinilcloruro (PVC)

Impiegato quasi ovunque: dalle vaschette per le uova alle carte di credito. Indicato per la conservazione di cibi non grassi e alimenti che non contengono alcol. Sì frutta e verdura, pane, biscotti.

Polistirolo (PS)

Conosciuto come polistirene, è utilizzato per vaschette per alimenti, posate, piatti, tappi.  Adatto per cibi da mantenere al freddo, come pesce, gelati, surgelati. Da non riscaldare.